Le mani sono la nostra seconda mente
25/08/2025 - Alessandra Ostini Sutto / Pubblicato su "Azione"
Molti le considerano dei semplici hobby: in realtà le attività manuali apportano numerosi benefici alla nostra salute psicofisica
Fare qualcosa con le proprie mani porta a dare più valore al prodotto finale e a provare un senso di soddisfazione, spesso proporzionale all’impegno messo in atto. Una sensazione che, banalmente, molti avranno provato assemblando i pezzi dei mobili IKEA. Proprio per questo motivo, tre ricercatori dell’Università di Harvard – Michael I. Norton, Daniel Mochon e Dan Ariely – hanno denominato «IKEA effect» il fenomeno psicologico appena illustrato, applicabile un po’ a tutte le attività che implicano l’utilizzo delle mani, le quali apportano più in generale numerosi benefici alla nostra salute psicofisica.
Quando eseguiamo delle attività manuali, oltre a dare forma alla nostra creatività e ai nostri desideri, ci riconnettiamo con il nostro «io», in quanto queste necessitano di concentrazione; una sorta di meditazione che ha tra le sue conseguenze una diminuzione dello stress. Inoltre, vedere, per esempio, gonfiarsi un soufflé o prendere forma un lavoro a maglia, ci fa avere esperienza di come dalle nostre mani possa nascere qualcosa di nuovo e bello. In alcuni casi poi questi lavori favoriscono la connessione sociale (se pensiamo alla cucina o al cucito condivisi), mentre la possibilità di svolgere delle attività in cui possiamo sperimentare e farci condurre dall’istinto, fa scaturire in noi una gioia profonda e primitiva.
Smettere di scrollare e entrare nel flow
La scelta di possibili lavori manuali da svolgere nel tempo libero non manca – giardinaggio, disegno, bricolage, realizzazione di oggetti in vari materiali, ecc. – e, in questo, siamo oggi facilitati dal web, sul quale non si fatica a trovare articoli e tutorial che ci rendono più semplice avvicinarci a un nuovo hobby.
Restando in ambito digitale, le attività che svolgiamo con ogni probabilità più spesso e in una sorta di automatismo – come «scrollare» e digitare sulle tastiere – , seppur fatte anch’esse con le mani, non generano gli stessi benefici di quelle di cui ci stiamo occupando; detto in altri termini, è necessario disconnettersi per connettersi con sé stessi: «In un’epoca dominata dalla tecnologia, dalla velocità e dal virtuale, il lavoro manuale – che l’uomo ha sempre praticato – risponde a dei bisogni nuovi. Permette di rallentare, riconnettersi al corpo e al presente, sperimentare gratificazione immediata e senso di efficacia, appagando al tempo stesso il desiderio di creare qualcosa di concreto e personale in un mondo in cui molte esperienze si vivono solo attraverso lo schermo», afferma Lara Banchieri, psicologa e psicoterapeuta. Lavori manuali che, infatti, oggi costituiscono una tendenza influenzata anche dal periodo della pandemia, durante il quale, avendo più tempo a disposizione, molte persone hanno trovato naturale occuparsi di attività manuali, percepite come una valvola di sfogo incredibilmente benefica.
Ma cosa accade nella mente quando si svolge il tipo di attività di cui stiamo parlando? «Quando una persona si immerge in attività manuali o ripetitive in modo assorbente, la mente entra spesso in uno stato chiamato flow, o flusso: una condizione psicologica in cui si è completamente concentrati, coinvolti e appagati da ciò che si sta facendo. In questo stato, l’attività della corteccia prefrontale (l’area legata al pensiero critico e all’autovalutazione) si riduce, permettendo una pausa dai pensieri ricorsivi, dalle preoccupazioni e dal rimuginio, mentre si attiva un circuito cerebrale legato al rilassamento attivo: vengono rilasciati neurotrasmettitori come dopamina e serotonina, che favoriscono piacere, calma e benessere emotivo – spiega Lara Banchieri – in una situazione di questo tipo, la mente si rilassa ma non si spegne. Si riorganizza, si riequilibra e spesso trova soluzioni o intuizioni proprio mentre si sta facendo altro. Inoltre, la ripetitività e la regolarità del gesto manuale possono attivare un ritmo simile a quello della respirazione profonda o della meditazione, contribuendo a regolare il sistema nervoso autonomo, abbassare il livello di cortisolo (l’ormone dello stress) e migliorare l’equilibrio psico-fisico».

Per i bambini e per gli anziani
Nonostante questi benefici per la salute di corpo e mente, i lavori manuali corrispondono però ad attività che con l’età adulta molti tendono ad accantonare, presi da altre questioni ritenute prioritarie. Diversa la situazione dei bambini, per i quali le attività manuali occupano una posizione importante nell’ambito dei primissimi percorsi formativi e a casa e nel tempo libero. Attraverso l’uso delle mani, il bambino fa infatti esperienza e apprende tecniche espressive con cui manifestare il proprio vissuto, i propri sentimenti e le proprie emozioni. I lavori manuali promuovono così pure immaginazione e creatività, oltre a migliorare le attitudini fisiche dei più piccoli, richiedendo la coordinazione di mente, mani e vista. «Le attività manuali rafforzano inoltre le funzioni cognitive, come sequenze, organizzazione spaziale, attenzione e memoria di lavoro, che vengono attivate in modo naturale e ludico, e aiutano nella regolazione emotiva, dal momento che il fare manuale calma, canalizza l’energia e riduce ansia o frustrazione», aggiunge Lara Banchieri. Molto importante per la fascia d’età di cui stiamo parlando, creare qualcosa con le proprie mani rafforza poi il senso di competenza e la fiducia in se stessi.
Un’altra fase della vita in cui l’attività manuale assume un significato particolare è quella che concerne gli anziani. «Nel corso della terza età, attività come uncinetto, pittura o puzzle costituiscono un allenamento cognitivo dolce, che aiuta a mantenere attivi attenzione, memoria procedurale e funzioni esecutive; oltre a ciò la manualità contribuisce a prevenire il declino e l’isolamento, mantenendo viva la connessione mente-corpo, rallentando l’inattività e stimolando la socializzazione se fatta in gruppo – continua – non da ultimo, lavori artigianali o attività legate alla tradizione diventano mezzi per raccontare la propria storia, rafforzare l’autostima e il legame intergenerazionale».
Le mani sono insomma – come le definisce la nostra interlocutrice – una seconda mente: «In ogni età della vita, toccare, costruire, creare non è mai solo un passatempo, ma una forma concreta di sviluppo, prevenzione e benessere psichico». E il ruolo importante dell’attività manuale trova conferma pure in quelle che sono le sue applicazioni in diverse aree della pratica clinica e terapeutica, con riscontri sempre più solidi nella letteratura scientifica.


